mercoledì 21 aprile 2010

I cancelli di Haiti


Il secondo giorno di viaggio...
In quella stazione dei bus le ore passavano... e pian piano cominciarono ad arrivare numerosi taxi, tutti rotti, che scaricavano enormi bagagli, insieme ai passeggeri in partenza.
Alla spicciolata arrivarono anche venditori ambulanti muniti di termos con caffé e altre bevande.
Alle 6 di mattina la stazione dei bus era piena di viaggiatori, mentre intorno la città di Santo Domingo si stava pian piano svegliando, come un orso sonnacchioso che avrebbe poi occupato la sua giornata alla ricerca del miele di cui andava ghiotto.
Passavano le ore ma del bus per Haiti ancora nessuna traccia...
Finalmente alle 7.30 aprì l'agenzia e mi fu possibile fare il biglietto. La partenza era prevista per le h. 9.00.
Il bus per Haiti era pronto. Sull'uscita di partenza c'era un cartellone con su scritto: "Haiti Destiny". IL termine Destiny stava ad indicare che quella era la sua destinazione, ma poteva apparire anche come fosse una destinazione del destino.
Man mano che il bus si dirigeva nella parte a nord dell'isola, verso Haiti, diminuivano i lussi ed entravamo in un'atmosfera più contadina.
Lungo la strada c'erano moltissimi venditori di banane, frutti tropicali, artigianato del legno e così via. Anche la strada dimuniva man mano le sue comodità, con l'arrivo della catena montuosa (Haiti significa proprio "luogo dei monti").
Dopo molte curve, salite e strade sempre più da carretta, l'arrivo alla frontiera fu la chiave di volta.
Quelli che fino ad ora erano sembrati disagi potevano essere ora visti quasi come "lussi". C'era una bolgia indescrivibile, acquitrini, immondizia, bamnbini di strada, lustrascarpe, ecc..
L'accesso ad Haiti era da Jimani ed era stato ricavato erodendo un lembo di terra al lago.
Non dimenticherò mai il cancello che segnava il passaggio definitivo dalla Repubblica Dominicana ad Haiti. Era il cancello dell'inferno!
Descrivere Haiti, man mano che ci addentriamo verso Port au Prince, è un'opera alquanto impossibile. Si possono usare parole, scattare foto, girare video... ma per capirla realmente devi starci dentro!
Mi immagino che cosa ci poteva essere nei giorni immediatamente successivi al terremoto di Gennaio... 320.000 morti e quasi altrettanti feriti. Il paese più povero delle americhe, e ora anche il più disastrato.
Alla fine arrivo alla mia destinazione a Delmas 49.
Lavoro un po' al computer e alla fine crollo a dormire... Domani inizieranno le mie attività con i bambini, con l'aiuto di Michaela, una ragazza di Port au Prince.

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