Ieri avevo parlato di uscire dalla nube di polvere, ovvero di non considerare la propria condizione come una via senza possibilità d'uscita, e quindi non lottare.
E qui a Port au Prince, e in tutta Haiti, è come vivere in un inferno in terra.
Non ci sono più distribuzioni alimentari gratuite e il cibo è carissimo, più caro che in Italia. Per il momento è ancora possibile usufruire dell'assistenza sanitaria gratuita, ma presto tornerà a pagamento. La scuola pubblica è un'utopia. L'acqua potabile non c'è perché l'acquedotto è rotto dal giorno del terremoto. Acquistare l'acqua minerale è un lusso anche per me. L'elettricità è poca, molti pali che sostenevano i fili della corrente penzolano per terra, anche con consistenti rischi che qualcuno possa prendersi una scossa.
Che fare?
Lo ha ribadito con forza Evel Fanfan, il presidente dell'Ass. AUMOHD, per i diritti civili degli haitiani, al suo ritorno dagli Stati Uniti, dove ha ricevuto un premio per le sue attività.
"E' necessario fare qualcosa, la situazione è inaccettabile!" Ha tuonato all'assemblea dei suoi sostenitori che l'hanno accolto.
"Non basta che l'occidente faccia un'elemosina, è necessario uscire da questa situazione!"
E poi c'è da chiedersi anche dove e come sono state utilizzate le molte donazioni raccolte in tutto il Mondo. Perché non si occupa più mano d'opera locale per la ricostruzione?...
Insomma, un'altra Haiti e un altro Mondo sono possibili... Solo che c'è da spingere tutti insieme!!!...
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