giovedì 22 aprile 2010

Il terzo giorno di viaggio - incontri ravvicinati


Ancora non riesco ad adattarmi al cambio di fuso orario che è di 7 ore tra Haiti e l'Italia. Quando ad Haiti sono le 8 di mattina in Italia sono invece le 15.00.
Questa mattina (ad Haiti...) mi sono svegliato molto presto, ho preparato la mia borsa dei giochi, e alle 10.00 siamo partiti con Micaela per andare nella vicina tendopoli di Delmas 18, la più grande di Haiti.
Mi sto invece cominciando, pian piano, ad adattare allo stile di vita di Haiti. Il segreto è nel lasciar perdere qualsiasi sforzo di comprendere, e farsi invece guidare dal grande flusso di umanità che è Haiti.
Pian piano le cose che ieri mi erano apparse assolutamente incomprensibili... mi iniziano ora ad apparire in una forma nuova.
Eccoci quindi dentro la tendopoli dove incontriamo dapprima un amico di Micaela che ci accompagna nella parte in alto del campo dove, prima del 12 Gennaio, c'era il campo da golf degli americani, e dove ora invece c'è una scuola d'emergenza.
Noto anche una installazione di Save the Children. In un'altra grande tenda stanno invece facendo terapia post-traumatica.
L'incontro con i bambini va benissimo, giochiamo tutti insieme al gioco "Il pesciolino e il mare".
Mi presento ai bambini che sono molto di più del previsto, circa un centinaio. Dico loro in francese: "Le jeux du Petit Poisson et la Mer...".
E' un gioco semplice e anche economico. C'è un grande telo (nel mio caso un lenzuolo matrimoniale) che è il mare. Tutti i bambini prendono un lato del lenzuolo mettendosi in cerchio. Poi c'è un palloncino che è il pesciolino. Io metto il palloncino (pesciolino) dentro il mare e i bambini cominciano ad agitare le onde.. prima piano, poi più forte, poi ancora più forte, poi fortissimo... Quando il pesciolino cascherà fuori dal mare lo raccolgo e lo rimetto nel mare. Si continua così per 3 volte.
Potete immaginare com'è andata a finire... ma se non ce la fate da soli, e volete un
conforto in immagini, potete guardare le foto che ho pubblicato su Facebook.
I bambini sono troppi e siamo costretti ad interrompere le attività
Parlo con Oscar il capo campo, che è un italo americano ad Haiti dai primi giorni, e ci mettiamo d'accordo per un mio successivo intervento nella mattina di venerdì. Questa volta i bambini saranno scaglionati e potrò realizzare le mie attività di Joy Theraphy.
Il resto della giornata è molto proficuo e con la visita a una scuola, l'organizzazione del progetto, ecc.
Il pomeriggio andiamo nel centro della città. L'autista non ha voglia di guidare e quindi sarò io a guidare la vettura. Guidare ad Haiti è un'esperienza unica... Ora si va di qua, ora si va di la, evitando le macchine, o i "taxi" collettivi, che improvvisamente ti si fermano davanti.
Dopo un lungo peregrinare su strade a volte piene di macerie, e una interminabile distesa di banchetti di venditori, che sono a pochi centimetri dalla macchina, a sinistra e a destra della strada, arriviamo finalmente al palazzo presidenziale.
L'abbiamo visto tutti in televisione, ma dal vivo sembra quasi un castello di carte con le carte tutte crollate...
Intorno al palazzo ci sono tantisime tendopoli e ancora bancarelle che vendono di tutto.
Ho visto abbastanza e torniamo alla base.

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